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De Poli sulla scelta di Pillon: “Ha esperienza e motivazioni per fare bene a Padova”

Fumata bianca. Dopo tre giorni di silenzio, caratterizzati da una ridda di nomi e ipotesi che aveva comunque un suo fondamento, il Padova ha scelto ieri pomeriggio il nuovo allenatore: Giuseppe (“Bepi” per tutti) Pillon. È lui, 59enne di...

Redazione PadovaSport.TV

Fumata bianca. Dopo tre giorni di silenzio, caratterizzati da una ridda di nomi e ipotesi che aveva comunque un suo fondamento, il Padova ha scelto ieri pomeriggio il nuovo allenatore: Giuseppe (“Bepi” per tutti) Pillon. È lui, 59enne di Preganziol, con residenza a Camprocroce di Mogliano Veneto, il successore di Carmine Parlato, esonerato domenica scorsa dopo il deludente pareggio - il sesto su tredici partite - di Busto Arsizio, sul campo della Pro Patria fanalino di coda del girone A di Lega Pro. Il tecnico napoletano gli lascia una squadra in crisi d’identità, ma fuori dalla zona retrocessione (a quota 15, è due lunghezze sopra i playout), e la missione che la dirigenza biancoscudata gli ha affidato è quella di condurre in porto un campionato possibilmente tranquillo, il che, tradotto in concreto, significa allontanarsi dalle acque pericolose e puntare verso posizioni più consone al blasone del Padova, almeno da metà classifica in su. Contratto sino a giugno, ma... Pillon, che verrà presentato oggi a mezzogiorno nella sala-stampa dello stadio Euganeo e si porterà dietro il preparatore atletico Giacomo Tafuro, suo storico collaboratore, firmerà questa mattina il contratto sino a fine giugno. Un accordo che sicuramente prevederà, oltre agli incentivi legati al raggiungimento di determinati risultati (che a questo punto saranno i vertici del club a quantificare), un’opzione per l’allungamento dell’intesa anche alla stagione 2016/17 qualora gli obiettivi vengano centrati. Dettagli da discutere, sui quali non ci dovrebbero essere problemi. De Poli ha scelto un altro ex. Si passa così da un “ex” biancoscudato (Parlato fece parte della squadra che sfiorò la promozione in A nella stagione 1990/91) all’altro, anche se la militanza calcistica del nuovo allenatore risale alla fine degli anni Settanta (come riferiamo a parte). E proprio quella militanza, a cui è seguita la brevissima esperienza in panchina dall’estate 1997 al gennaio 1998 in Serie B, con esonero deciso dall’allora presidente Cesarino Viganò e dai soci Corrubolo e Fioretti, che non evitò alla fine l’amara retrocessione in terza serie, può aver contribuito a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. Con De Poli (la foto della squadra di quel campionato lo testimonia) Pillon ha giocato nel Padova guidato inizialmente da Mammi e poi da Caciagli. Era il 1980/81 e i biancoscudati salirono in C/1. Il rapporto d’amicizia fra i due è rimasto immutato da allora e quando il direttore sportivo lo ha chiamato lunedì al telefono, invitandolo ad un incontro che si è svolto il giorno successivo in un bar di Camposampiero, “Bepi” non ha potuto rifiutare di prendere al volo un’occasione del genere. Lo ha sempre detto, e lo ripeterà, crediamo, anche oggi: «Con Padova ho un debito e voglio estinguerlo. Quella parentesi chiusasi male dev’essere cancellata». Insomma, il tecnico trevigiano ha un pegno morale nei confronti della città in cui ha giocato e dove ha trovato moglie (la signora Monica è originaria dell’Arcella) e questa è l’occasione giusta per riscattarsi. I motivi della scelta. De Poli è arrivato alla Legor Group di Bressanvido (Vicenza), di cui è titolare Massimo Poliero (uno dei tre imprenditori che hanno affiancato Bergamin e Bonetto nella gestione della società) e dov’era prevista la riunione dei soci della Spa biancoscudata, poco dopo le 15 di ieri. Ha relazionato la proprietà sugli incontri avuti, nell’ordine, con “Nanu” Galderisi, Giuseppe Pillon, Stefano Bettinelli (ex Varese) e Francesco Moriero, e sulle telefonate intercorse con Dino Pagliari e Guido Carboni («Non avevo bisogno di farli venire qui, li conosco talmente bene entrambi che sarebbe bastato un semplice colloquio a distanza, com’è in effetti avvenuto», ha chiarito poi), e quindi ha spiegato le ragioni per cui alla fine la decisione è caduta sul suo vecchio compagno di squadra. In sintesi: «Ha i requisiti richiesti, perché innanzitutto conosce diversi giocatori dell’attuale rosa (è venuto all’Euganeo a vedere varie partite, ndr), poi ha un curriculum di tutto rispetto, avendo allenato sia in Serie A che in B che in C, e in ambienti non facili, infine perché vuole fortemente riscattare la sua precedente, negativa esperienza alla guida del Padova». Prima di ufficializzare Pillon («che è diventato la mia scelta solo quando mi sono presentato ai soci», ha puntualizzato il ds), De Poli ha voluto comunicare agli altri papabili la sua decisione, in segno di rispetto. E Moriero, che si era sorbito una trasferta di 1000 chilometri, salendo dalla sua Lecce in Veneto, è stato un signore, prendendo atto dell’orientamento finale senza alcuna polemica (come spieghiamo a parte). Carboni, con cui De Poli ha giocato nel Montevarchi e con il quale ha lavorato sia a Castelfranco che al Genoa, aveva già fatto sapere nel frattempo di aver accettato l’offerta del Siena, dopo l’esonero di Atzori. Con Bettinelli, Pagliari e Galderisi il contatto finale è stato una semplice telefonata, ringraziandoli tutti e tre per la disponibilità. Lavezzini resta come “secondo”. Oggi conosceremo, dunque, il “nuovo” Pillon biancoscudato, capiremo le sue intenzioni e come intenderà mettere mano in uno spogliatoio dove l’aria, ovviamente, è pesante, essendosi resi conto i giocatori, per primi, che gran parte del pessimo quadro attuale è proprio colpa loro. Sabato andrà in panchina contro l’Albinoleffe, ma è ovvio che, avendo solo 48 ore a disposizione prima della partita, si affiderà molto alle sensazioni e ai consigli di Rino Lavezzini, il “vice” di Parlato che continuerà a lavorare anche al suo fianco. Su questo sia il mister che la proprietà si sono trovati pienamente d’accordo. L’obiettivo immediato è, come sostenuto da De Poli, «farci stare tranquilli», per cui ci sarà bisogno di molta psicologia a contatto con il gruppo. Ma Pillon, dall’alto della sua esperienza, crediamo abbia già capito come e dove intervenire. Un grosso “in bocca al lupo!” se lo merita, in attesa della risposta del campo