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Padova, che 2025 sarà? Trento snodo cruciale. Da qui in avanti…

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Le aspettative in vista dell'anno nuovo, tra le mirabolanti imprese della parte "tecnica" e lo scarso feeling tra club e territorio
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Forse a fine campionato, se le cose dovessero finire bene, come tutti noi speriamo, indicheremo in Trento lo snodo cruciale, decisivo, di questo campionato. Una partita spaccata dalla giocata di Bortolussi che ha permesso poi a Liguori di segnare e mettere la partita sui giusti binari, con una difesa del risultato quasi "struggente" per intensità e cuore. Il distacco di 10 punti costringe il Vicenza a valutare il piano B e, forse, inconsciamente, a mollare un po' la presa sul primo posto. La squadra di Vecchi è fortissima sulla carta, ma sul campo ha dimostrato in più occasioni di essere prevedibile, di avere meno certezze di quelle che ha il Padova, di non avere quella cattiveria agonistica che permea invece l'intera rosa dei biancoscudati, con una mentalità modellata dal primo giorno di ritiro da questo sorprendente giovane allenatore che abbiamo la fortuna di avere in panchina.

Padova, un'autostrada verso la Serie B

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Certo, avere un'autostrada spianata verso la serie B, non significa che ci si possa permettere di inserire il pilota automatico. Ogni partita sarà comunque una battaglia, una storia a sè. Non si potrà dare niente per scontato, neanche nei match dove il divario tecnico sarà evidente. I dieci punti di vantaggio sulla seconda a metà campionato sono manna dal cielo ma contemporaneamente potrebbero essere anche la vera e unica insidia per il Padova, che inconsciamente potrebbe "sedersi" su questo margine. Oltretutto la storia recente ci ha già preso metaforicamente a sberle, se pensiamo ai "finali amari" di stagione e alle occasioni sprecate. Questa, però, sembra proprio un'altra storia: l'alchimia perfetta che si è creata all'interno del gruppo ci regala grandi speranze in vista della primavera.


L'unica amarezza: poca sintonia nella piazza

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Riguardo al 2025 alle porte, noi di PadovaSport abbiamo una speranza, che sembra però più utopia. Che l'anno nuovo porti la piazza a compattarsi, che la squadra di calcio sia amata da tutti, come succedeva negli anni '90. Non ci riferiamo solo al rapporto club/tifoseria, ma anche al rapporto club/istituzioni, club/imprenditoria. Iniziamo dai tifosi: una frangia, piccola, vuole la "testa" di Bianchi e Mirabelli (incomprensibile). Un'altra parte, sempre tra i tifosi "scioperanti", vede nello stadio il motivo reale della protesta (e non tornerà finché la curva non sarà pronta). Poi c'è l'ala moderata, fatta da tifosi e club che continuano a frequentare lo stadio di casa, magari anche con lodevoli iniziative (vedi ACB guidato da Borsatti). Infine la fetta più grande: gli assenti. La parte di popolazione padovana che potrebbe essere "in target" calcio ma che snobba la squadra, informandosi magari solo tramite le testate online. Quella parte va "aggredita" con iniziative specifiche per ora non all'altezza (ma è anche comprensibile in questo momento, con l'eventuale serie B però servirà tutt'altra musica).

Anche il rapporto club/istituzioni è ai minimi termini: il Padova, almeno questo Padova, è mal sopportato. L'assessore Bonavina tende a preferire i concerti di Zed al calcio, aldilà delle dichiarazioni di circostanza necessarie, il rapporto con la dirigenza biancoscudata è ai minimi termini (ha contribuito anche il mancato accordo sul Centro Sportivo). Non che in periferia sia meglio: il sindaco di Teolo, Valentino Turetta, ha risposto con un video al vetriolo sui propri canali social alle ultime dichiarazioni di Alessandra Bianchi, tirandoci in ballo. Continuiamo a pensare che il Padova a Bresseo, a oggi, sia la soluzione migliore per quel centro, che riprenderebbe vita, si riqualificherebbe e riporterebbe i Colli Euganei a essere un punto di riferimento per il calcio padovano, con tutto quel che ne consegue (soprattutto in caso di Serie B).

Vero anche che le mancanze non stanno mai da una parte sola, se c'è incomunicabilità o comunque scarso feeling, dunque anche la governance Calcio Padova dovrà imparare, soprattutto in caso di promozione, a integrarsi e dialogare meglio con il territorio. Perchè solo così, in fondo, possiamo sperare di crescere negli anni e rivedere prima o poi la serie A.

 

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